VINCENZO TIBERIO - Inmedia Produzioni Televisive

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Vincenzo Tiberio (1869 - 1915), è stato un medico e ricercatore italiano.
Nato a Sepino, nella provincia molisana, ha studiato e si è laureato a Napoli.
Nel 1895 pubblicò, durante il percorso universitario, uno studio sulle muffe che venne ignorato per il suo valore.
Da tempo quello studio è stato riconosciuto contenere tutti gli elementi riassunti poi da Alexander Fleming, cui è attribuita la scoperta della penicillina.
La storia di Tiberio rappresenta un episodio di genio italico non emerso per via delle circostanze storiche e, nel caso, specifiche inadeguatezze strutturali.
L’arco temporale della sua vita, appena 45 anni, si svolge durante il formarsi e consolidarsi del nostro stato nazionale.
Mezzo secolo di grandi trasformazioni in un quadro europeo in frenetica evoluzione politica e culturale.
Tiberio è quasi coetaneo della nazione sorta con l’Unità, un giovane italiano quando ancora echeggiavano le parole di D’Azeglio: “fatta l’Italia, non rimane che fare gli italiani”.
Professionalmente ha prestato servizio per vent’anni nella Marina Militare, partecipando a molte missioni.
Tra queste: l’intervento durante la guerra greco – turca; il soccorso prestato alla popolazione di Messina dopo il terremoto; il servizio sulle navi che portavano i nostri emigranti nelle nazioni oltre oceano.
Gli ostacoli rappresentati dalla consanguineità e dalle procedure matrimoniali allora vigenti per gli ufficiali, verranno superati e i due convoleranno a nozze.
Dalla loro unione nasceranno tre bambine.
La morte lo coglie a causa di un infarto indotto da indebolimento virale, dopo il reiterarsi di uno stato febbrile che lo colpisce nelle settimane precedenti.
Febbre virale oggi curabile facilmente con antibiotici.
L’antibiosi si esercita attraverso l’azione inibente di microrganismi nei confronti di altri microrganismi patogeni.
Assumendo tale principio come metafora e figurando gli stessi comportamenti umani come elementi la cui stabilità è continuamente messa a dura prova, la storia di Vincenzo Tiberio si presta a una possibile rappresentazione in tal senso.
In estrema sintesi, il film pone due piani narrativi interscambiabili per rilievo: la storia d’amore tra i due cugini e l’intenso contesto storico.
Tiberio è stato un uomo con ambizioni importanti, costretto a ricalibrare di continuo in conseguenza dell’imprevisto, elemento che ritorna nella sua vicenda.
In qualche misura il suo profilo rappresenta alcune istanze espresse qualche anno dopo dai futuristi nel loro manifesto: un dinamismo raffigurabile nell’immagine di lui sulla bici.
Che usa durante gli sbarchi per visitare i luoghi delle missioni o mentre pedala instancabile sulle colline molisane a chiudere i transiti dalle stazioni ferroviarie, verso casa o lavoro.
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